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La Tecophilaea violiflora è
la seconda specie del genere, presente in Cile, dove viene chiamata "viola a
foglia larga". E' molto poco conosciuta in Europa. I fiori del diametro poco
superiore al centimetro sono celesti-blu oppure bianchi, portati in gruppi fino
a 5 o 7 su scapi alti fino ad oltre 20 cm. La pianta è rara anche nel Paese di
origine, presente in zone costiere e nelle colline delle catene preandine. La
coltivazione non è difficile. I cormi vanno piantati in autunno alla profondità
di almeno 5 cm in un suolo ben drenato. La fioritura avviene
alla fine dell'inverno.
Vista la particolarità delle
Tecophilaea, viene di seguito riprodotto integralmente un articolo con informazioni
più dettagliate:
TECOPHILAEA - una rara bulbosa
dal Cile.
Una lieta riscoperta.
Le piante di Tecophilaea
vennero descritte per la prima volta nel XIX secolo e soprattutto la specie
Tecophilaea cyanocrocus affascinò gli amanti del giardinaggio. Infatti,
questa specie, endemica della così detta Cordillera Metropolitana, cioè delle
Ande vicine alla capitale del Cile, Santiago, venne prelevata in massa per
essere portata in Europa – fino a causare la sua apparente totale estinzione.
E’ sicuramente vero che a questo disastro ecologico contribuì anche la
sconsiderata pastorizia, ma il maggiore impatto fu causato dall’estirpazione
delle piante destinate all’esportazione, per esempio in Germania
dall’orticoltore collezionista Max Leichtlin. Egli riforniva molte istituzioni
ed imprese europee. Per oltre mezzo secolo si riteneva che la specie
sopravvivesse unicamente nei giardini botanici e da coltivatori specializzati di
altri Paesi. Ma durante la primavera dell’anno 2001 la fondazione cilena
Fundación R.A.Philippi de Estudios Naturales realizzò due spedizioni in una zona
montuosa della Región Metropolitana a ca. 40 km a sud di Santiago e M. Teresa
Eyzaguirre e Rosario García de la Huerta scoprirono una piccola popolazione
selvatica di Tecophilaea cyanocrocus. Il posto di ritrovamento fu tenuto
segreto per permettere un’adeguata protezione del luogo, dove su soli 1000 metri
quadrati si trovava una macchia ad accrescimento molto denso di 30 a 50 piante
per metro quadro.
La specie più ambita.
La Tecophilaea
cyanocrocus viene anche chiamata “croco blu del Cile” (“Chilean Blue Crocus”)
ed è proprio il suo intensissimo colore blu che affascina esperti e dilettanti,
fino a causarne la quasi completa estinzione in natura. Nel mondo delle piante
geofite questo colore è paragonabile solo a quello di alcune iris barbate. Ma
rispetto a queste iris la Tecophilaea cyanocrocus produce i suoi fiori
molto precocemente. In Europa fiorisce già all’inizio di marzo, ma non è un
croco, seppure il suo organo ipogeo sia un cormo (bulbotubero) tunicato come
quello del molto più comune genere dei Crocus. Appartiene alla famiglia
ristretta di recente costituzione delle Tecophilaeaceae, presente nel
mondo in soli 8 generi (Conanthera, Cyanastrum, Cyanella, Odotostomum,
Tecophilaea, Galleria e Zephyra) ed in ca. 23 specie. Si trovano in zone ben
delimitate del Cile, della California, del Sud Africa, dell’Africa tropicale e
del Madagascar. In Cile sono presenti tre i generi, Conanthera, Tecophilaea
e Zephyra, e sono tutti endemici.
Il genere Tecophilaea
è noto in due specie. Il colore dei fiori della Tecophilaea cyanocrocus è
l’azzurro intenso, spesso descritto con attributi che riflettono l’entusiasmo
degli osservatori: blu cobalto, blue elettrico, blu brillante, blu gioiello e,
perfino, il più bel blu della natura. Nelle varie forme è però frequentemente
presente una sfumatura bianco gesso verso il centro del fiore. Max Leichtlin
(1831-1910), il fervente collezionista ed ibridatore tedesco delle bulbose,
selezionò dalle piante importate quelle con una maggiore presenza di bianco nel
fiore e le descrisse come una varietà naturale distinta, alla quale fu
attribuito il nome ‘Leichtlinii’. La successiva coltivazione e selezione portò
ad una linea ormai presente anche in commercio, in cui il colore bianco prevale
e solo il bordo dei tepali ha conservato il leggendario blu della specie tipo.
E’ però interessante notare che la presenza di bianco è stata osservata anche
nella popolazione scoperta in Cile nel 2001. Non solo erano presenti fiori con
varie sfumature di bianco, ma pure interamente bianchi. Anche gli orticoltori
specializzati in geofite dedicatisi alla Tecophilaea cyanocrocus sono
riusciti a selezionare fiori completamente bianchi ed eseguono correntemente
nuovi incroci e selezioni per ottenere cultivar innovative.
Oltre alle indicazioni sulla
variabilità della T. cyanocrocus, la riscoperta della popolazione in
natura ha permesso di fare un’altra importante osservazione. Il luogo di
ritrovamento era situato ad una altitudine di 2040 metri in mezzo a rocce sparse
su un leggero pendio con un’inclinazione inferiore al 10%. Pietre permettendo le
piante si sviluppavano da cormi situati molto in profondità. Infatti la parte
visibile delle piante era alta solo 5 cm, mentre la sezione sotto terra era
lunga il doppio o più. Tale osservazione indica che anche in coltivazione i
cormi dovrebbero essere piantati più in profondità di quanto avviene di regola.
E’ possibile affermare che in generale è una prassi diffusa piantare bulbose
con organi ipogei di piccole dimensioni anche in ciotole o vasetti poco
profondi. In bassi strati di substrato è però difficile assicurare un opportuno
equilibrio idrico e con eccessivi sbalzi di umidità le piccole geofite vengono
spesso sottoposte ad eccessivo stress. Un’adeguata profondità del terriccio di
accrescimento sembra particolarmente importante per assicurare il successo nella
coltivazione della Tecophilaea cyanocrocus. Il luogo in cui la specie è
stata riscoperta è caratterizzato da un clima definito di steppa alto-andina,
con inverni umidi e freddi ed estati molto secche con una forte insolazione.
Ricreare tali condizioni nel clima mediterraneo non risulta difficile, ma
durante il ciclo vegetativo della pianta è necessario assicurare un ambiente
sufficientemente tamponato, ottenibile appunto piantando i cormi in un substrato
ben drenato e sufficientemente profondo (20-25 cm).
Esiste inoltre un forma
chiamata ‘Violacea’ della Tecophilaea cyanocrocus. Presenta un colore
decisamente blu-viola ed anch’essa è stata ormai fissata in una linea stabile al
punto di permettere la sua vendita come varietà distinta. Gli ultimi lavori
hanno poi portato ad una cultivar denominata “Storm Cloud”, risultato
dell’incrocio tra le varietà ‘Leichtlinii’ e ‘Violacea’, caratterizzata da fiori
blu-viola con vistose sfumature bianche.
Tecophilaea cyanocrocus
Leyb. è una pianta monocotiledone provvista di un cormo con un involucro fibroso
marrone chiaro del diametro di 1,2 a 2 cm. Le foglie sono di solito due,
lanceolate e acuminate, lunghe 7 a 12 cm e larghe ca. 7 mm. La base delle foglie
e parte dello scapo fiorale sotto la superficie del suolo sono coperti di un
involucro. Lo scapo sotterraneo può raggiunge una lunghezza di 10-12 cm. I fiori
sono solitari o appaiati e sono accompagnati da una brattea simile alle foglie,
ma più stretta. Sono composti da 6 tepali ovati e mucronati, lunghi 3-4 cm,
azzurri o blu-viola con eventuali sfumature al bianco più o meno evidenti verso
la base. L’androceo è formato da tre stami caudati fertili e tre stami
lanceolati sterili. Lo stilo è diritto, sormontato da uno stimma trifide.
L’ovario è infero a tre loculi, il frutto una capsula disposta a corona alla
base dello stilo, con semi oblunghi, neri.
La coltivazione è identica
per tutte le forme di Tecophilaea cyanocrocus e non è particolarmente
difficile. I cormi vanno piantati in autunno in piena terra o in vasi profondi
in posizione soleggiata ed in un substrato mediamente fertile, non troppo
umifero, molto ben drenato, alla profondità di almeno 5 cm, meglio 7-10 cm.
Perché la germogliazione avvenga regolarmente, è necessario un periodo di alcune
settimane di freddo. L’apporto di acqua deve essere parsimonioso durante il
pieno inverno e solo da febbraio conviene assicurare un’umidità alta del suolo,
evitando comunque ristagni d’acqua. Si sconsiglia di tenere le piante
continuamente in serra, ma, in caso di coltivazione in vaso, può essere
vantaggioso sistemare questi in serra fredda verso la fine di febbraio. In tal
modo si possono evitare eventuali danni da grandine e controllare meglio
attacchi di limacce o afidi. La Tecophilaea cyanocrocus è resistente a
malattie. Teme unicamente attacchi di botritis. Al termine del ciclo vegetativo
è necessario sospendere ogni apporto di acqua e tenere i cormi indisturbati
durante l’intero periodo di riposo (dormienza). Trattandosi tuttora di una
pianta con un costo sostenuto, perché proveniente solo da vivai altamente
specializzati, conviene dedicarle un posto riservato e non mescolarla con altre
bulbose. La moltiplicazione avviene soprattutto per seme. Quella agamica è molto
lenta.
La specie meno conosciuta.
Mentre la Tecophilaea
cyanocrocus fu per la prima volta descritta solo nel 1862 dal botanico
tedesco Friedrich Leybold (1827-1879), già prima era nota l’altra specie
endemica del Cile, la Tecophilaea violiflora. Questa venne scoperta dal
medico e botanico italiano Carlo Giuseppe Bertero (1789-1831) durante il suo
soggiorno di studio nel Paese sudamericano negli anni 1828-1829 ed inviata
all’uomo politico, avvocato e botanico italiano Luigi Colla (1766-1848), famoso
per aver pubblicato numerosi importanti lavori su nuove piante. E’
straordinario notare la delicata e cortese attenzione che sta all’origine del
nome della nostra pianta. Ricorda la figlia di Luigi Colla, Tecophila. Ella fu
una pittrice botanica che ritrasse fiori e piante presenti nel famoso giardino
di suo padre. I suoi lavori furono pubblicati come litografie illustrative di
numerosi volumi, tra cui “Plantes Plus Rares Fleuries dans le Jardin de Monsieur
l'Avocat Colla Peintes d'Aprés Nature” (1819) e “Hortus Ripulensis”
del 1824. Il nome Tecophilaea fu dato al genere da Félix de Avelar
Brotero (1744-1828), professore di botanica ed agraria all'Univeristà di Coimbra
in Portogallo, per onorare Luigi Colla tramite il nome della sua adorata figlia.
La Tecophilaea violiflora
è ancora presente nella regione centrale del Cile e viene volgarmente chiamata
“violeta de hojas largas” (violetta a foglie larghe). E’ considerata una pianta
rara. Si trova nelle zone costiere fino alle prime alture della cordigliera
delle Ande. Le foglie sono due o tre, lunghe da 9 a 28 cm e larghe fino a 2,8
cm. Lo scapo floreale è alto tra 10 e 22 cm e porta generalmente più fiori (fino
a 7) di colore celeste-viola o bianco, larghi solo 1,3-1,4 cm. I semi sono
piccoli, oblunghi e neri.
Nel 1950 fu descritta la
forma ‘Polyantha’, caratterizzata da infiorescenze con 9 a 12 fiori. Vive
soprattutto nella regione di Coquimbo e nei dintorni del Parque Nacional Fray
Jorge.
In Europa la Tecophilaea
violiflora viene attualmente coltivata più raramente della T. cyanocrocus,
probabilmente perché il suo colore è meno spettacolare, ma il suo potenziale di
diffusione è alto, essendo la pianta di facile propagazione da seme e dotata di una
notevole adattabilità a climi disparati.
J. Shejbal
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Genere: |
Tecophilaea |
specie: |
violiflora |
sottospecie/'Forma'/VARIETA' |
|
Famiglia: |
Tecophilaeaceae |
Origine: |
Cile |
|
Colore dominante del fiore: |
celeste-blu |
Altezza: |
10-22 cm |
Periodo di fioritura: |
fine inverno |
Profumo: |
assente |
Altre caratteristiche particolari: |
pianta rara |
Uso consigliato: |
piena terra o vaso |
Esposizione: |
pieno sole |
Suolo: |
permeabile |
Umidità suolo nel periodo vegetativo: |
media-bassa |
Distanza tra i cormi: |
5 - 7 cm |
Coltivazione: |
facile |
Disponibilità: |
autunno |
Presente nel
CAT-IV , valido da Giugno a fine anno
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Tecophilaea violiflora
foto Osmani Baullosa, Cile
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